Nell’area del comune di Capriasca posta sotto embargo per gli EOC, si trovano diversi lavatoi, facilmente riconoscibili nella cartina in scala 1:4000 perché sono disegnati con il colore blu. Ora si usano come luogo di veloce bevuta quando si vi si passa accanto nell’allenamento di cartina, mentre un tempo erano usati in ogni stagione, anche d’inverno, per lavare i panni, oppure quale abbeveratoio per le bestie.
Per gli orientisti, soprattutto per i più giovani, sono utili punti di riferimento delle C.O. sprint; nel transito di piazzetta in piazzetta aiutano a definire con sicurezza la propria posizione sul percorso. Così è stato anche in occasione della bella, quanto bagnata, gara nazionale sprint del 2009 corsa nei nuclei di Lugaggia e Cagiallo e poi negli anni successivi, nei frequenti allenamenti delle società luganesi in questi villaggi.
In passato, nel Ticino contadino, al lavatoio pubblico si recavano le donne per il bucato, e perlopiù vi si ritrovavano in diverse all’opera nel loro duro lavoro, alleviato da qualche chiacchiera sulle vicende famigliari e su quanto succedeva in paese.
Donne al lavatoio di Vaglio, anni 1920-1930, foto di proprietà di Carlo Storni, Sureggio, in Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla, www.acvc.ch
A Cagiallo, Lugaggia, Sala Capriasca, Vaglio i lavatoi comunali o patriziali sono conservati quali manufatti degni di protezione per la loro secolare storia e quali punti di interesse per i molti turisti che visitano la zona.
A Vaglio il lavatoio ha quattro vasche; una per attingere l’acqua da bere, l’altra nella quale si abbeveravano le mucche, una per il lavaggio e una per il risciacquo dei panni. In dicembre, sia a Cagiallo, in occasione della festa di S. Lucia, sia a Vaglio nei lavatoi si allestiscono dei presepi.
Il lavatoio di Cagiallo è detto in dialetto locale Ra Fontanascia, la Fontanaccia.
Il 1° di maggio nello spiazzo accanto al lavatoio e davanti alla chiesetta di S. Lucia, i terrieri di Cagiallo issano per la Festa dei lavoratori una betulla decorata di nastri colorati, l’albero del maggio, che è una delle tradizioni più antiche della Capriasca.
Testo: Lidia Nembrini
Foto: archivio C.O. Aget Lugano, Areaviva Tesserete, Centro di dialettologia e di etnografia, Bellinzona